Mio figlio fa parte di quella categoria di esseri umani che molto probabilmente, a meno che non vi siano nuove e spettacolari scoperte nel campo della ricerca, un domani non sarà in grado di dire: “mi ricordo quel giorno…”.
Oggi eravamo in un piccolo parco, faceva molto caldo, era di primo pomeriggio. Siamo andati ad una fontana per bere.
Dopo aver bevuto ho provato ad insegnargli come si schizza, tenendo il palmo della mano premuto sotto il rubinetto e a direzionarlo. Lui d’un tratto mi ha chiesto: “Vuoi schizzare?”.
Un attimo dopo era a piedi nudi e senza maglietta, io facevo “la pioggia” e lui ci correva sotto, divertendosi come un pazzo.
Si è bagnato da cima a fondo ed era felice.
Forse noi adulti, genitori e non, ogni tanto dovremmo pensare che anche noi abbiamo dei “mi ricordo” importanti.
Non dico, per citare Vasco, che dobbiamo vivere ogni momento come se fosse l’ultimo, ma pensare a lasciare qualche “mi ricordo quel giorno” ai bambini è una cosa bella, che fa bene anche a noi.
Ci vuole un po’ di “follia”, di stravaganza, di uscire per un attimo fuori dalle regole.
Ma quando saremo anziani, ci ritornerà con gli interessi, perché saremo quelli che sono riusciti a mettere una bella foto nell’album “mi ricordo” dei nostri ragazzi ormai adulti.
E’ difficile non cascare nella monotonia, ma credo che sia uno sforzo che vale la pena fare, se non per noi adulti, farlo almeno per i bambini.