Scritto nel 2011.
Notte di fine estate in piena luna, la due cavalli penetra lenta e silenziosa la pineta che in morbida discesa va a barbeggiare la striscia bianca di sabbia che la separa dal mare, sopra i due cavalli Orio e Aria si passano la pipa, l’odore dei pini entra dai finestrini e miscela con quello dell’erba abbrustolita l’aria è calda Orio spegne motore e fari, la macchina continua la discesa verso mare nel buio, dondolando, cigolando, le gomme sottili cedono alle buche che fanno da mortaio agli aghi di pino secchi col rumore di chi mangia patatine.
Orio e Aria
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Ridono nel buio, solo il bianco dei denti e degli occhi, con l’ultimo sobbalzo la due cavalli si ferma e affonda appena nella sabbia. Il tetto della pineta è finito, la striscia di sabbia, il mare aperto e tutto il resto è color luna. Scendono, si tolgono le scarpe, la sabbia è accogliente e piedi affondano. Cominciano a inseguirsi sulla spiaggia. Lo fanno anche di giorno quando c’è gente e sono bravissimi, riescono a correre come pazzi senza toccare niente e nessuno, le ali ai piedi, elastici nei muscoli, i riflessi di giovani gatti. Sfiorano tutto e si sfiorano veloci e mai si acchiappano, i sorrisi stampati. Ora si spogliano continuando ad inseguirsi., poi la pipa fa sentire il suo effetto, si buttano sulla sabbia nudi ansimanti ridenti e sudati, a pancia in giù, uno di fronte all’altra sulla sabbia ancora tiepida del sole di oggi. Uno sguardo e sono già in acqua. Si agganciano, Orio è di pietra e Aria dolce lo avvolge con le cento ventose di un polipo che abbraccia il suo scoglio a risucchiarlo dentro se. Ora urlano e piangono insieme, dopo ridono ripensando ai vagiti strazianti che qualcosa di indomabile dentro gli ha fatto emettere e perché si sentono un po’ come un granchio solo, Orio danza sulle punte dei piedi, Aria attaccata su di lui che non smette di mordergli una spalla. Si abbattono sulla riva, le piccole onde sciabordanti i corpi rigogliosi, tutto è color luna.